“La storia prova che al sesso femminile è mancata la forza della creatività e dell’immaginazione… E deve essere così.” (H. Armstrong)
Premessa
Il ruolo della donna nel corso del Rinascimento e dell’Età moderna subisce profondi cambiamenti che conducono in due opposte direzioni: se da un lato, si assiste infatti a una maggiore partecipazione delle donne alla vita pubblica e agli eventi mondani, dall’altro lato, solo alle donne appartenenti alle classi sociali più elevate era consentito, e non sempre, l’accesso agli studi accademici e il raggiungimento di ruoli di prestigio.
Il Cinquecento e il Seicento
Gli avvenimenti storici del ‘500 determinarono importanti cambiamenti a livello sociale e culturale. Si assistette innanzi tutto alla nascita di un rapporto, prima inesistente, fra le donne e la letteratura: nacquero cioè le prime famose poetesse e scrittrici. La pressoché totale assenza di donne in campo scientifico fu dovuta proprio al diffondersi di uno stereotipo femminile ben preciso: la donna doveva possedere come qualità fondamentale la bellezza, doveva essere in grado di governare la casa, il marito e i figli e doveva sapere intrattenere delle conversazioni colte. Per tale motivo le donne che potevano avvicinarsi agli studi erano costrette a scegliere le lettere e l’arte.
Tuttavia va registrata nel Cinquecento la nascita di istituzioni scolastiche riservate alle donne, soprattutto quelle appartenenti alla media borghesia, in cui esse imparavano a governare la casa, a leggere e a scrivere.
A partire dal Cinquecento e per tutto il corso del Seicento le donne furono infelici protagoniste della cosiddetta Caccia alle streghe: accusate di creare pozioni magiche con le erbe e di congiungersi carnalmente con il Demonio, molte donne furono torturate e mandate al rogo per il solo fatto di essere depositarie di empirici saperi tradizionali che spesso si rivelavano efficaci quanto le medicine dell’epoca.
Il Settecento
Nel corso del Settecento le donne acquisirono una libertà maggiore rispetto alle epoche precedenti: infatti, pur restando fortemente soggette alle leggi paterne, esse potevano esercitare una sorta di dominio all’interno della loro nuova casa.
Si moltiplicarono le occasioni di uscita per le ragazze appartenenti ai ceti sociali più elevati, anche se si diffuse al contempo la figura del cicisbeo o cavalier servente che era designato dalla famiglia per proteggere la dama sposata dalle insidie dei malintenzionati e veniva scelto tra i parenti e gli amici, affinché fosse una persona di fiducia.
Da un punto di vista legislativo le donne non godettero, almeno fino alla Rivoluzione Francese, degli stessi diritti degli uomini: non potevano amministrare i propri averi, che erano gestiti dal padre o dal marito, erano escluse da quasi tutti gli impieghi pubblici e non potevano partecipare a nessun organismo rappresentativo. Tuttavia si assistette a due importanti mutamenti relativi all’istruzione e al lavoro. Infatti, presso le famiglie aristocratiche e borghesi, si era diffusa sempre più l’idea che fosse fondamentale garantire alle ragazze una certa istruzione, benché sempre inferiore a quella garantita ai figli maschi. Fu così che molte nobildonne ebbero accesso agli studi, anche se la maggior parte si indirizzò alle lettere e agli studi di stampo umanistico. In Italia però è proprio nel corso del ‘700 che si registra la laurea in filosofia naturale, corrispondente all’attuale fisica, di Laura Bassi Veratti, la quale ottenne persino la relativa cattedra d’insegnamento.
Rimanevano invece escluse dagli studi le donne delle classi sociali meno agiate ed è ancor più significativo, proprio per tale motivo, il successo ottenuto da Anna Morandi Manzolini, che, nonostante l’appartenenza a una famiglia di umili condizioni, divenne una ceroplasta famosa anche all’estero.