Econometria: uno strumento per misurare le diseguaglianze sociali e il valore economico della scuola. Intervista a Carolina Castagnetti.
La pandemia è un amplificatore delle diseguaglianze sociali. Lo attesta il Fondo monetario internazionale e lo ha ribadito sul Financial Times il premio Nobel per l’economia Angus Deaton, esperto dell’impatto delle disparità sociali e geopolitiche, nell’accesso all’assistenza sanitaria, all’istruzione… sullo sviluppo dei Paesi.
Covid-19, secondo l’economista britannico, ha evidenziato più di quanto potessimo immaginare le disparità esistenti, rivelando che non siamo tutti ugualmente vulnerabili e che, pensando alle giovani generazioni, il loro futuro educativo non è compromesso per tutti allo stesso modo. Perché, in fin dei conti, le diseguaglianze che stanno emergendo riflettono disparità pre-Covid e proprio sul disagio preesistente si acuisce l’impatto maggiore di questa crisi.
Eppure, sostiene Deaton, la pandemia ha anche innescato imponenti risposte di politica pubblica per mitigare i danni. Ma, se come la storia ci insegna, le crisi possono alimentare ingegno e capacità creativa, cosa dovrà guidare il cambiamento?
“L’econometria è uno strumento per formulare previsioni e valutare l’impatto di scelte diverse, di conseguenza è uno strumento prezioso per individuare le strategie più adeguate per mitigare le conseguenze sulla società di questa crisi globale”. Parole di Carolina Castagnetti, docente di econometria all’Università di Pavia.
È una disciplina, l’econometria, di cui è stata riconosciuta l’importanza con l’assegnazione del premio Nobel per l’economia, nel 2003, a Robert Engle e Clive Granger, i cui nomi sono legati allo studio dell’econometria delle serie storiche e applicata alla finanza e all’analisi dei mercati finanziari.
Ma l’econometria trova applicazione in diversi campi e nello studio di diversi fenomeni. Le tecniche econometriche possono guidare, infatti, la ricerca di soluzione a diversi problemi economici che hanno una rilevanza pratica per la società: dalla politica monetaria all’impatto delle crisi bancarie sul lavoro, dallo studio dell’andamento dell’indice dei prezzi e delle quotazioni dei titoli in borsa all’analisi della disparità salariale tra uomini e donne.
Il gender gap è proprio uno dei principali interessi di ricerca di Castagnetti, che si occupa di econometria applicata alla finanza, all’educazione e all’economia di genere. Ambiti che studia e di cui analizza i cambiamenti attraverso un “occhio” econometrico, attraverso cioè la costruzione, a partire dai dati disponibili, di modelli interpretativi.
“L’econometria è una scienza sociale che applica i metodi statistici e matematici all’economia, per spiegare fenomeni economici” precisa Castagnetti. “In questo senso è una scienza di confine: c’è infatti una componente statistica, una componente matematica e una economica. Quindi è un po’ al confine tra queste tre discipline e spesso è al servizio anche di economisti più teorici, perché ormai è diventata uno strumento indispensabile per verificare la validità delle teorie e, come dicevo, per spiegare fenomeni economici”.
Scienza di confine, dunque, ma anche scienza del futuro se consideriamo che, attraverso gli strumenti matematici e statistici, consente di proiettarci avanti nel tempo e di affrontare l’incertezza attraverso una rigorosa elaborazione di dati che possono essere usati per fare previsioni di scenario e guidare quindi le decisioni.
Esattamente. Questo per esempio è tipico della finanza, dove l’econometria è usata per elaborare modelli predittivi e spiegare l’andamento dei prezzi, dei prodotti o dei mercati finanziari sulla base delle serie storiche e, oggigiorno, di una mole enorme di dati longitudinali. Negli ultimi 30 anni l’econometria ha avuto uno sviluppo veramente importante all’interno del sapere economico, tanto che ormai è molto difficile presentare teorie e risultati senza una solida base econometrica, non supportati cioè da una robusta evidenza empirica.
Ma di fatto a cosa serve e in quali ambiti?
L’econometria oggi ha molte declinazioni ormai, dalla microeconomia alla macroeconomia. Nel primo caso, si occupa di analizzare il comportamento di singoli agenti economici, per esempio le scelte di scambio dei singoli paesi nel commercio internazionale, o le scelte di consumo degli individui, o le scelte di produzione o di investimento delle imprese. A livello più macroeconomico, invece, consente di investigare i cicli economici, l’inflazione, le relazioni fra consumo e reddito nazionale.
Ma è diventata uno strumento sempre più importante anche a servizio dell’economia dello sviluppo: tramite tecniche econometriche di frontiera è possibile infatti valutare la portata di diverse politiche di sostegno, come per esempio interventi a favore dell’istruzione o del microcredito.
Proprio le disuguaglianze educative e di genere sono due ambiti su cui si focalizza il suo interesse di ricerca. A proposito del valore (anche) economico dell’istruzione, l’econometria consente di misurare la portata sociale di alcuni interventi mirati a garantire un’istruzione più inclusiva possibile?
Esattamente. Noi possiamo misurare gli effetti dell’istruzione sullo sviluppo di un paese, sul reddito individuale e in generale sul benessere delle persone. Per esempio possiamo vedere in che modo programmi che favoriscono la scolarizzazione in Paesi dove i tassi di abbandono sono molto elevati – come interventi di sostegno alle famiglie per far sì che i figli e le figlie possano continuare il percorso scolastico – impattano sui loro futuri redditi, sugli stili di vita dei ragazzi, sulle strade intraprese… Insomma, il rendimento economico dell’istruzione è uno dei fenomeni economici più studiati e oggi sappiamo che l’istruzione migliora sia il reddito sia i comportamenti individuali. Ecco, l’econometria consente di misurare quantitativamente l’impatto di un anno di scuola in più o della laurea su variabili economiche significative.
In questo senso, dunque, oggi l’econometria ci consente di analizzare anche l’impatto del lockdown e diventa quindi uno strumento nelle mani dei decisori politici per mitigare i danni?
Certo. Già riscontrare se c’è stato o meno un impatto misurabile è importante. E non sempre è facile, perchè ci sono tanti fattori che agiscono e interagiscono e non sempre si riesce a definire esattamente un meccanismo di causa-effetto.
Questo perché il laboratorio di un’econometrista è il mondo reale e non un laboratorio in cui è possibile controllare diverse variabili al fine di misurarne le relazioni.
Esatto, in un esperimento in laboratorio posso modificare a piacimento una determinata variabile per misurarne l’impatto: la reazione cioè che osserverò può essere attribuita alla variabile che ho modificato, che è quindi la causa dell’effetto che ho riscontrato. Nel mondo reale invece entrano in gioco tanti fattori diversi e concomitanti, per cui il contributo dell’econometria è riuscire a misurare finemente il peso di ciascuno pur non riuscendo a delimitare completamente il ruolo di tutte le cause concomitanti.
Secondo Ocse e Banca Mondiale, la pandemia ha aggravato le diseguaglianze educative con ripercussioni sull’economia che, in media, sono misurabili in una riduzione del 1,5% del Pil nazionale.
E proprio l’istruzione, secondo il premio Nobel Angus Deaton, è una finestra sulla disuguaglianza. Quale sarà l’impatto dei giorni di scuola persi, o per meglio dire della didattica a distanza, considerato che a causa del diverso contesto socio-economico delle famiglie in alcuni casi la DAD ha rappresentato un’interruzione del percorso di apprendimento?
L’econometria può elaborare degli scenari, può misurare gli impatti della crisi, può fare delle previsioni. Per esempio, con una collega tedesca, stiamo misurando l’impatto di Covid sui rendimenti universitari. Stiamo cercando, così, di dare un piccolo contributo a uno dei grandi dibattiti aperti: gli effetti della pandemia sull’educazione. Inevitabilmente infatti ci si chiede quale sarà l’impatto della didattica online proprio sull’aumento delle diseguaglianze. Perché è chiaro che i bambini e le bambine che a casa possono essere seguiti non avranno lo stesso gap di istruzione che avrà chi, invece, vive un contesto sociale svantaggiato.
Il ruolo della scuola, insomma, in questo anno segnato dalla crisi pandemica è stato stravolto ed è lecito chiedersi se questo avrà una ripercussione. A livello di istruzione primario c’è stata una grossa asimmetria, un impatto cioè più forte sulle fasce della popolazione più vulnerabili, più disagiate, con il rischio di ripercussioni future non banali proprio per il discorso del valore economico dell’istruzione che facevamo prima: abbandono scolastico, comportamenti meno sani, abitudini peggiori…
Noi abbiamo cercato di valutare l’impatto della didattica a distanza sulla popolazione studentesca universitaria dell’ateneo di Pavia: abbiamo cioè cercato di capire se l’interruzione della didattica in presenza abbia o meno determinato un peggioramento delle performance degli studenti, una riduzione cioè dei voti e dei tassi di superamento degli esami. Abbiamo confrontato dunque le carriere universitarie di due campioni con caratteristiche molto simili: studentesse e studenti immatricolati nell’anno pre-Covid e nell’anno del Covid.
E cosa è emerso finora?
Dall’elaborazione dei dati non sono emerse differenze significative. Questo non vuol dire che Covid 19 su di loro non abbia avuto alcun impatto, e anche sul fronte delle prestazioni accademiche potrebbe esserci stato anche un aggiustamento da parte dei docenti nei voti tenendo conto della situazione inedita. Ma di fatto non si riscontra quell’asimmetria che invece emerge in età scolare. Del resto, si tenga presente che all’Università di Pavia l’inizio della DAD è coinciso con l’inizio del secondo semestre senza alcuna discontinuità. In altre parole, dopo la prima settimana di sospensione, a marzo 2020, poi è iniziata la didattica online senza alcuna riduzione delle ore di lezione. Insomma, all’università i corsi sono andati avanti regolarmente online, così come gli esami.
“DONNE SCIENZA INVENZIONE CARRIERA – Progetto di Gianna Martinengo”
Dalle esperienze alle skill al role model, viaggio tra le professioniste e scienziate che stanno facendo progredire il mondo della scienza italiano e internazionale. Interviste a “mente aperta” anticipate da un viaggio nei diversi mercati dell’innovazione. Uno spazio sarà dedicato alle trentenni , giovani donne – professioniste e scienziate – che affrontano il futuro con coraggio e determinazione.