Quando risponde al telefono la prima volta lo fa dalla sua macchina:  

«Da quando è scoppiata la pandemia, questo è il mio ufficio, da questa poltrona coordino tutti i miei progetti».  

È comodo, dice, «ho tutto a portata di mano, ho diversi caricabatterie, agende, pc e telefoni. Quando ho necessità mi fermo in un parcheggio a scrivere». Appendino si sposta di continuo negli ospedali piemontesi e valdostani, ogni giorno. Per spiegare il suo lavoro usa un’efficace metafora: «Sono una traduttrice della tecnologia: in pratica supporto le attività tecniche che riguardano l’utilizzo di dispositivi medici impiegati nelle sale operatorie cardiologiche, in particolare quelle di elettrofisiologia (branca della cardiologia che cura le aritmie cardiache attraverso interventi chirurgici mini-invasivi come le ablazioni transcatetere). Lavoro con gli elettrofisiologi, gli “elettricisti del cuore”». Il suo compito è far emergere le caratteristiche tecniche migliori per questi prodotti, monitorarne l’utilizzo, la qualità e l’efficacia, attività tipiche da ingegnera biomedica sul campo. «È un lavoro che mi permette di spaziare su molti miei interessi che non riguardano solamente la tipologia del dispositivo medico ma la sua funzionalità, la qualità del materiale ad esempio, il design, incluse le migliorie tecniche che si possono implementare e le collaborazioni interdipartimentali tra diversi ospedali». 

Un lavoro da freelance

Appendino è una freelance, ha aperto la sua partita IVA a tre settimane dalla pandemia COVID-19 scoppiata proprio a inizio 2020 . «Quando mio figlio, che oggi ha sei anni, era piccolo ed io ero in maternità, mi sono licenziata da una star up di servizi informatici e ricerca nell’ambito Biomedicale cardiologico a Torino dove mi occupavo di progetti basati su fondi di bandi europei per la progettazione di prototipi di dispositivi indossabili.  L’azienda fallì a fine 2015.  Sentivo che volevo fare qualcosa di diverso». In quella situazione l’ingegnera capì che non vi erano differenze tra leader uomini e leader donne, e che spesso sono proprio le donne per prime ad entrare in competizione. «Per via di molti stipendi arretrati, promisi a me stessa che se un giorno fossi riuscita a recuperare una parte di quei sacrifici fatti, avrei dedicato la mia vita per aiutare altre donne ad aprirsi al mondo del lavoro, a essere più attente a certe dinamiche relazionali». Il suo lavoro oggi si compone di un’esperienza decennale nell’ambito biomedicale nel quale ha potuto apprendere il valore del lavoro in team unito ad una comunicazione concreta ed efficace, caratteristiche necessarie per la realizzazione di progetti multidisciplinari con team misti nelle competenze.

I progetti di empowerment femminile

E così è stato. Promessa mantenuta. Nel settembre 2016 ha fondato, insieme a Gianna Nigro, WeWomEngineers https://www.wewomengineers.com/, un network dedicato principalmente alle colleghe ingegnere donne, con l’obiettivo di raccontare la professione dell’Ingegner* Biomedic*, di creare una rete sinergica con colleghe e colleghi, di parlare ai professionisti sanitari e del mondo STEM e agli stakeholder del settore biomedicale.   

WeWomEngineers ha diversi significati: WE +WOM (word of mouth) + ENGINEERS che per noi significa “passaparola tra ingegneri” ma anche WOMEN + ENGINEERS “donne ingegnere” per un gioco di parole. 

«L’unione di diverse competenze è il nostro punto di forza e ci permette di poter offrire ai nostri interlocutori contenuti e servizi nel campo dell’Ingegneria Biomedica, ma anche nell’ambito della comunicazione healthcare, del digital marketing e della gestione dei canali social. Siamo riusciti con questo modello di Community STEM a svecchiare l’approccio comunicativo che si ha nel mondo ingegneristico. Oggi sappiamo che, dimostrare la propria serietà è possibile anche attraverso un utilizzo molto consapevole ed equilibrato del WEB e delle piattaforme social».

Essere donne biomediche sui social, prosegue, « non significa disintegrare una professione ma omaggiare la professionalità a migliaia di persone portando il buon esempio e condividendo delle storie concrete quotidiane di persone che si svegliano al mattino credendo nella propria professione».

Oltre gli stereotipi
Attraverso la creazione del primo network europeo per donne biomediche, la community ha potuto sperimentare in concreto cosa significasse poter ispirare la vita di altre giovani donne, partendo da più fasce d’età e con un grande impegno di squadra oggi WeWomEngineers sostiene il progetto nazionale (5-14 anni) Stem*Lab Scoprire Trasmettere Emozionare Motivare, progetto che applica una nuova metodologia educativa, su scala nazionale, attraverso l’attivazione di 13 presidi territoriali STEM sparsi in tutta Italia, è supporter del  IEEE Women in Engineering (WIE) Affinity Group (AG) of the IEEE Italy Section nato per stabilire nuove relazioni, condividere idee e progetti per facilitare l’accesso e sostenere la presenza delle donne nelle discipline ingegneristiche.

WeWomEngineers, collabora con InclusioneDonna https://www.wewomengineers.com/inclusione-donna/ per sensibilizzare la politica, in particolare l’attuale Ministra per le Pari Opportunità, Elena Bonetti, sulla parità di genere nel mondo del lavoro ma anche per attuare concretamente delle azioni che supportino le donne non solo dipendenti ma freelance, titolari di partita IVA, imprenditrici di piccole/medie imprese, ha creato in collaborazione con JOBADVISOR due giornate di orientamento al lavoro biomedicale incontrando quasi 1000 giovani nel percorso, in cerca di occupazione in ambito ingegneristico. Due eventi di grande successo che hanno permesso ai giovani di potersi avvicinare alle più interessanti multinazionali biomedicali presenti sul territorio.

«Il mondo degli ingegneri possiede ancora oggi degli stereotipi così radicati che vedono nel “maschio” il professionista d’eccellenza e certamente il periodo di isolamento vissuto per il Coronavirus non ha agevolato le donne più in generale nel mantenimento di un equilibrio professione/famiglia», sottolinea l’ingegnera. 

Un’astronauta per la sua famiglia

Dopo una laurea al Politecnico di Torino, Appendino ha frequentato un master in bioetica trovandosi con medici, infermieri e insegnanti a riflettere su temi come aborto, eutanasia, fine vita e casi clinici complessi. In questo percorso biennale ha potuto approfondire la ricerca di principi etici applicabili alla progettazione di intelligenza artificiale in healthcare portando una tesi tecno-etica biomedicale.

E poi, come bioeticista si è appassionata a tutto ciò che concerne la relazione della tecnologia biomedicale con la salute e con la vita dei pazienti.  Anche questo progetto è il risultato di una promessa mantenuta. «Ho detto a me stessa che avrei dedicato una parte del mio stipendio non per accumulare denaro in banca, ma per continuare ad investire nella mia formazione e oggi sono molto fortunata perché ho la possibilità di intervenire in webinar  ed eventi e poter scrivere ciò che mi appassiona totalmente».

Oggi, ammette, «per la mia famiglia, di umili origini, sono una specie di astronauta, per via della mia alta formazione. Non navigo le stelle ma la tecnologia nelle sale operatorie.  Nonostante questo c’è un grandissimo affetto che ci lega e ci permette di condividere il mio percorso e tenere insieme le radici e i rami».


Pochi giorni fa, suo figlio ha festeggiato il compleanno: «gli ho regalato una casetta per le galline», dice orgogliosa. «Con la maturità ho capito che io sono liberissima di tagliare la siepe con una motosega nel week end e di indossare un camice o i tacchi in settimana. Va bene così. Ne sono fiera. E vorrei che fosse così anche per lui. Vorrei che non ci fosse vergogna nella valorizzazione dei talenti e delle passioni. Tutti noi abbiamo più di un talento e più di una passione! ».

the Thirties

“DONNE SCIENZA INVENZIONE CARRIERA – Progetto di Gianna Martinengo”

Dalle esperienze alle skill al role model, viaggio tra le professioniste e scienziate che stanno facendo progredire il mondo della scienza italiano e internazionale. Interviste a “mente aperta” anticipate da un viaggio nei diversi mercati dell’innovazione. Uno spazio sarà dedicato alle trentenni , giovani donne – professioniste e scienziate – che affrontano il futuro con coraggio e determinazione.

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