Arrivare nel private banking partendo dall’ingegneria nucleare. La storia di Maria Ameli, oggi a capo di tutta l’innovazione finanziaria di Banca Generali.
Cosa ci fa una laureata in ingegneria nucleare nel settore finanziario? In realtà oggi questi mondi apparentemente così distanti stanno diventando non solo comunicanti, ma anche profondamente affini. E la storia professionale di Maria Ameli, Responsabile del Corporate, Real Estate e Art Advisory di Banca Generali, ne è la dimostrazione tangibile. In campo bancario e finanziario la fame di competenze Stem è enorme e crescente.
«Io vengo da un altro mondo – ci racconta Maria – Ero una appassionata di matematica e fisica, mi piacevano i numeri più astratti possibili, quindi ho fatto Ingegneria nucleare al Politecnico di Milano. Dopo la laurea mi sono dedicata alla ricerca nel campo dell’intelligenza artificiale e ho lavorato per un anno all’Università della California in ambito aerospaziale. Ero in un team prettamente maschile, che mi ha trattato nel migliore dei modi. Non sapevo nulla di finanza, non sapevo leggere un conto economico e neanche cosa fosse un fatturato: sono l’esempio di chi poi ha fatto ‘reskilling’!».
Alla fine degli anni ‘90 torna in Italia, per motivi prettamente personali. È a quel punto che approda al mondo della finanza.
«C’era il boom della new economy che cercava modellisti matematici per i business plan. Ho avuto la fortuna di lavorare nel gruppo E.Biscom (la società fondata da Silvio Scaglia da cui nacque Fastweb, ndr) dove c’era un team in cui io ero la più giovane. Mi hanno sostenuto nella formazione, l’azienda credeva molto nel coaching che ritengo sia fondamentale nella crescita lavorativa e utile a tutti. Poi sono stata selezionata da Bain: un’esperienza…. (sorride, con un po’ di malizia…) molto intensa e formativa.
La finanza è ‘un mondo dove c’è una grande competizione ed è difficile emergere. Farsi valere è stata dura. Ho coltivato il sogno di tornare a lavorare in impresa, perché la messa a terra di nuove idee mi ha sempre affascinato. Sono entrata nel mondo del private banking attraverso un progetto, ci sono rimasta e sono qui da ormai 20 anni».
Maria Ameli, quale è stata la prima avventura nel settore bancario – finanziario?
«Ho lavorato per diversi anni per una Banca Italiana nata da un piccolo Gruppo Internazionale, un’esperienza molto formativa dove ho potuto interpretare il mio ruolo senza costrizioni. Ed è stato per me molto utile, soprattutto per il passo successivo, quando ho valutato l’idea di dare vita al modello di private banking e servizio al cliente che avevo in testa, sposando la proposta che ho ricevuto da Ersel, dove ho lavorato per 10 anni. Un’ esperienza che mi ha portato a lavorare dal ‘piccolissimo e nuovo’ al ‘medio e molto consolidato’ (Ersel è una società di gestioni patrimoniali di Torino, ndr). Avevo un mio portafoglio clienti ed un mio team, ed è stata una esperienza molto positiva che mi ha portato a vivere una evoluzione del modello di consulenza dove il tema della personalizzazione è un tema chiave, insieme alla possibilità di accedere alle opportunità che oggi il mercato offre. Quindi è lì che ho maturato il mio progetto: quello di creare un ponte tra il risparmio dei nostri clienti e le opportunità che vedevo nel mondo dei mercati privati».

Appena prima del Covid, in Banca Generali, Maria Ameli ha contribuito allo sviluppo di un nuovo programma di investimento che ha il nome di ‘BG4real economy’, che sta per ‘Banca Generali a sostegno dell’economia reale’. Che servizio viene offerto alle imprese?
«Si tratta di un progetto a cui lavoravamo da tempo e che abbiamo accelerato con la pandemia perché consapevoli dell’importanza di sostenere in maniera concreta l’economia italiana e le sue realtà più colpite. Abbiamo di fatto cambiato il tradizionale approccio agli investimenti, creando un vero e proprio ponte tra risparmio privato ed economia reale, attraverso due strumenti piuttosto innovativi. Oltre alla componente di debito abbiamo aggiunto una componente di equity che va a finanziare piccole e medie imprese innovative nella fase di crescita, aziende che hanno bisogno di un partner finanziario forte ma che anche, oltre a questo, le accompagni, le testi e le faccia crescere in termini di business.

La mia area all’interno della banca, anche se ha un nome tradizionale, si occupa di tutte le attività legate al mondo dell’impresa con un focus sul mondo dell’equity nei mercati privati: il programma che abbiamo lanciato è molto innovativo che ci sta dando uno spaccato sul mondo della piccola e media impresa di incredibile valore. È un approccio che sta contaminando tutte le aree della banca, fortemente legata all’innovazione e alla sostenibilità».
Mi fa un esempio? Come vengono seguite le aziende, con quale iter? Qual è il processo di reclutamento di queste?

«Intanto abbiamo focalizzato la nostra attenzione proprio su quei trend che, tra le altre cose, hanno aiutato a gestire le difficoltà di questo particolare periodo. Abbiamo creato un Ecosistema partendo da accordi strategici – in alcuni casi in esclusiva – sul territorio italiano con tre tipologie di controparti. Centri di ricerca di eccellenza, che ci aiutano nella selezione: investiamo in aziende dopo la fase di incubazione, nella fase di “crescita” quando gli incubatori “passano la mano”. Abbiamo accordi con realtà corporate innovative e co-investiamo nel settore italiano e europeo del deep tech. Abbiamo recentemente siglato un accordo con un network di imprenditori e Business Angels che investono, prima di noi, in aziende e poi ci segnalano queste opportunità che noi valutiamo attentamente in un momento successivo. Abbiamo infine accordi con fondi internazionali in settori che riteniamo strategici per il nostro Paese».
Cosa succede poi?
«Una volta dentro l’azienda noi acquisiamo delle partecipazioni di minoranza qualificata, da un 10 ad un 25 per cento circa, sostenendo l’imprenditore e mai sostituendolo».
Apportate una competenza manageriale?
«Sì, se necessaria. Proponiamo l’istituzione di un Advisory Board ancor prima dell’investimento, per capire come contribuire concretamente alla crescita aziendale, abbiamo un rappresentante nel CDA e negli organi di controllo».
Su quali settori in particolare avete messo gli occhi?
«Deep Tech, Dati, Agrifoodtech, Fintech (!), Health/MedTech, Consume tech».
Come si interseca questa attività con il core business di Banca generali? Come arriva l’attività della divisione che lei guida ad essere anche un servizio utile per il cliente di Banca Generali?
«Sì, un ambito certamente più rischioso, meno trasparente e non del tutto regolamentato, ma molto interessante perché si sostiene l’economia reale in ambiti che sono ancora poco presidiati, si riesce ad ‘estrarre’ valore nel momento stesso in cui questo si sta creando. Certo, c’è più rischio ma anche più rendimento. La banca su questo ha una consolidata esperienza visto che da oltre 5 anni ha sviluppato soluzioni che vanno in questa direzione.
In BG4Real siamo partiti con due fondi, il primo un fondo chiuso FIA 8a+ Real Innovation, il secondo un fondo Eltif, 8a+ Real Italy eltif (dove Eltif sta per European Long Term Investments Fund, fondi alternativi di medio-lunga durata, ndr) e non ci fermeremo qui! È una strategia innovativa che però va coniugata con la strategia tradizionale senza mai dimenticare le regole di diversificazione. Non dobbiamo dimenticare che la priorità dei nostri clienti è quella di proteggere il proprio patrimonio, per questo adottiamo dei presidi e delle regole molto attente di diversificazione e concentrazione».

Nella sua carica troviamo anche l’indicazione ‘real estate’. Nel settore immobiliare che cosa state facendo?
«Con i servizi di Real Estate Advisory vogliamo offrire consulenza e assistenza a 360° gradi per valorizzare il patrimonio immobiliare dei nostri clienti. Grazie agli esclusivi accordi fatti con le più importanti realtà operanti nel segmento immobiliare, garantiamo ai nostri clienti un supporto completo per tutto il ciclo di vita degli immobili con l’obiettivo di massimizzarne la redditività.
In linea con i valori espressi nella nostra vision, vogliamo dare il nostro contributo in chiave di Sostenibilità e Innovazione. Due concetti sui quali abbiamo costruito un piano a lungo termine e stretto partnership strategiche. Quando decliniamo la parola sostenibilità nell’universo del Real Estate dobbiamo considerare quanto sia danneggiato gran parte del patrimonio immobiliare italiano, con aree che aspettano anche venti anni per essere riqualificate. Per questo, una delle nostre principali partnership, è nata per accompagnare i nostri clienti nella riqualificazione dei loro asset immobiliari, servendoci dell’agevolazione fiscale del Superbonus 110%.
L’innovazione è l’altro grande campo sul quale stiamo lavorando, avvicinandoci ai diversi temi del prop tech, sempre più centrali nel mercato immobiliare internazionale. L’integrazione di sistemi dinamici di valutazione degli immobili – basati su algoritmi di intelligenza artificiale – all’interno della nostra piattaforma BGPA ne sono un esempio. Oggi, con pochi click e con una user experience innovativa, i nostri Consulenti Finanziari possono offrire a tutti i clienti una valutazione degli immobili residenziali in tempo reale, dando poi loro la possibilità di vendere l’immobile in 45 giorni o di destinarlo all’affitto di breve termine. Il nostro approccio è per questo proattivo e non reattivo.
Vogliamo intercettare i bisogni dei nostri clienti e andare a proporre loro soluzioni preventive con un orientamento olistico di valore verso il patrimonio complessivo. In questo rientra anche la nostra attività di valorizzazione del patrimonio in arte dei nostri clienti, con un servizio molto simile al Real Estate: con l’aiuto di un team dedicato, l’Art Advisory di Banca Generali vuole essere accanto ai suoi clienti per valorizzare le loro passioni e indirizzare le scelte verso il partner più idoneo per gestire al meglio i loro beni».

Intelligenza artificiale: in che modo sta diventando supporto anche nei vostri processi di selezione all’interno dell’universo investibile, in cosa vi aiuta?
«L’intelligenza artificiale è trasversale. Può servire per supportare il lancio di un nuovo servizio finanziario, per comprendere le reali esigenze finanziarie delle nuove generazioni, nei servizi di advisory. L’industria bancaria e del risparmio sono indubbiamente più indietro nel processo di transizione digitale, ma è evidente che la pandemia ha rappresentato un acceleratore. Noi in Banca Generali crediamo che il digitale debba essere sfruttato per ridurre al minimo la burocrazia, per semplificare e migliorare la nostra execution, lasciando così più tempo al vero elemento chiave di tutto: il valore della relazione».
Quale è la sua considerazione delle questioni di genere? Il rapporto con le donne in carriera nel suo ambito professionale?

«Sono molto schietta, sempre. Ho giocato per molti anni a pallavolo e la mia squadra era la mia seconda famiglia. Questo per arrivare a dire che ho bisogno del confronto con donne, collaboro con donne “speciali”, il confronto con loro è sempre prezioso per me. Purtroppo non ho mai avuto un capo donna. Ma voglio essere un ottimo capo donna: questa è la mia mission.
Seleziono in base al merito e nient’altro, per questo ho tante donne quanti uomini. Tra le mie colleghe ho delle grandissime alleate e lavoro benissimo con loro, penso che si debba fare squadra sempre, nella vita personale ed in quella professionale. In Banca Generali ho avuto l’opportunità di partecipare ad un Programma, il Lioness Program, che seleziona all’interno del Gruppo 25 donne da tutto il mondo, un programma fantastico, che mi ha consentito di conoscere colleghe con storie professionali molto interessanti e arricchenti. Ho un Mentor che, da oltre un anno, mi dedica del tempo di grande qualità: mi ha fatto crescere tantissimo e spero di restituire quello che ho ricevuto, che è un dono prezioso».