“Preparò alcune tavole che rappresentavano gli organi di senso nell’uomo, e le fece tanto conformi al naturale da poter istruire coloro che ne erano interessati, senza che nulla sembrasse mancare allo stile per la verità e all’artefice per la cognizione della scienza anatomica” (S. Canterzani)

Gli ambiti di studio e ricerca scientifica

Arte scultorea, anatomia e medicina: sono questi i tre principali ambiti in cui si focalizzano lo studio e la ricerca di Anna Morandi. Quest’ultima si dimostrò nel XVIII secolo, in un’epoca in cui per le donne non era prevista alcun tipo di istruzione, un eccellente medico, un’ottima scienziata e ceroplasta e una donna coraggiosa.
Fu una donna in grado di andare oltre il pregiudizio solo con la propria forza e intelligenza.

Il connubio lavorativo con il marito, Giovanni Manzolini

L’opera e il contributo della Morandi sono inestricabilmente legati a quelli del marito, il professore di anatomia Giovanni Manzolini. Quest’ultimo si era dedicato alla pittura, entrando a far parte della scuola di Ercole Lelli, pittore, medaglista e scultore anatomista, e collaborò nella realizzazione della suppellettile anatomica. Nel 1745, sorse tra Lelli e Manzolini una grave controversia, che si concluse con il licenziamento di quest’ultimo che, da quel momento, continuò a lavorare per proprio conto e con l’aiuto della moglie nella preparazione delle cere anatomiche. L’opera di Manzolini fu dai suoi contemporanei poco valorizzata, sebbene Luigi Crespi in Felsina pittrice vite de’ pittori bolognesi , abbia scritto che aveva fatto con «meraviglia de più esperti anatomici nuove scoperte, mediante le quali mandò nove preparazioni in cassette ben disposte, e collocate, alla Maestà del Re di Sardegna, e cinque cassette con le preparazioni dell’occhio, del naso, della lingua e del tatto all’accademia di Londra, con quella dell’organo della voce». Nell’elaborazione dei preparati in cera si distinse dal suo maestro, in quanto maggiormente interessato ad approfondire sul piano anatomo-funzionale e anatomo-patologico i caratteri degli organi che realizzava.
La Morandi e Manzolini lavorarono insieme a stretto contatto e furono fondamentali per la donna gli insegnamenti ricevuti che non solo mise in pratica, ma le consentirono pure di raggiungere una fama ben più grande dello stesso marito.
Per tali motivi risulta difficile identificare quali preparati in cera debbano essere assegnati esclusivamente all’opera di Manzolini o alla moglie.
Si può ragionevolmente supporre che tanto la preparazione anatomica dell’orecchio quanto quella del braccio siano produzioni di Manzolini, mentre la rappresentazione dello scheletro, dell’apparato genitale maschile e dell’occhio si devono ascrivere, quasi esclusivamente, alla mano della moglie, alla quale fra l’altro viene attribuita la scoperta che il muscolo obliquo inferiore dell’occhio, che si riteneva arrestarsi all’apofisi nasale, termini nel sacco lacrimale.
I coniugi insieme produssero intorno al 1750 le tavole in cera commissionate da Giovanni Antonio Galli per la suppellex obstetricia.

Le tavole

Le tavole attribuite alla Morandi o a Manzolini, presenti nel Museo di Palazzo Poggi a Bologna, sono ben 56 e rappresentano le seguenti parti del corpo:

  • l’anatomia della palpebra, ghiandole e vie lacrimali; muscoli estrinseci dell’occhio; muscoli del globo dell’occhio, muscolo della palpebra superiore, nervo ottico; tonache dell’occhio, cornea, coroide, retina; regione orbitale destra; umore acqueo, umore cristallino e umore vitreo; occhio; ossa del cranio che concorrono a formare le orbite;
  • orecchio staccato dal capo con relative ghiandole e muscoli; ossa e muscoli dell’orecchio, membrana del timpano; osso temporale e cartilagine dell’orecchio;
  • ossa del cranio; volto dell’uomo; bocca tagliata lateralmente; mandibola e muscoli della lingua; lingua: faccia superiore e sezione trasversale; lingua: faccia inferiore e sezione longitudinale; faccia inferiore della lingua, laringe e porzione iniziale della trachea;
  • mani; preparazione anatomica della mano; tegumenti della mano;
  • volto di donna; regione della faccia coi muscoli mimici; muscoli della faccia e cavità del naso; ossa della faccia; preparazione anatomica «dei muscoli della faccia e di alcuni spettanti al collo, e porzione dei muscoli pettorali e deltoide appartenenti al torace»;
  • lingua e faringe;
  • sistema venoso e arterioso del collo; mascella superiore e faringe; laringe, sue cartilagini e muscoli dell’osso joide; faringe; base del cranio e scheletro della faccia mostrante la lingua, la faringe aperta, l’epiglottide, la laringe e la trachea;
  • particolare dell’apparato respiratorio;
  • blocco cuore-polmoni visto anteriormente; blocco cuore-polmoni visto posteriormente;
  • torace spaccato;
  • valvole cardiache; cavità del cuore; atrio destro del cuore; cuore con arco dell’aorta; muscolatura del cuore;
  • avambraccio; serie di avambracci (5 tavole); sistema muscolare dell’arto superiore;
  • gamba;
  • piede;
  • rene a ferro di cavallo; morfologia del rene e delle prime vie urinarie;
  • utero; feto nel sacco amniotico; coppia di feti nel sacco amniotico; feto a termine con la placenta.

Queste tavole hanno provenienza diversa: alcune corrispondono alla dettagliata descrizione con cui Morandi accompagnò la sua produzione e che furono acquisite dal senatore Girolamo Ranuzzi e poi cedute all’Istituto delle scienze nel 1776; altre provengono dalla Collezione Solimei, ossia dalla famiglia acquisita del figlio primogenito Giuseppe; altre, ancora, sono probabile frutto di assemblaggi a seguito di restauri.
Le cere furono spostate in diverse sedi: dapprima entrarono a far parte del materiale didattico della cattedra di anatomia umana, quando questa fu costituita con la riforma napoleonica degli studi del 1803, trovando alloggio nella chiesa di S. Ignazio, oggi sede dell’Accademia di belle arti. Successivamente all’Istituto di anatomia fu riservato uno spazio nel palazzo Malvezzi Lupari, adiacente alla sede centrale dell’Università. Infine nel 1907 sotto la direzione di Giulio Valenti le cere trovarono sistemazione nel nuovo istituto anatomico in via Irnerio. Qui subirono il gravissimo bombardamento del 25 settembre 1943, che portò alla perdite di alcune opere della Morandi tra le quali quella rappresentante la superficie inferiore della lingua e solo a metà degli anni Sessanta si diede avvio a una campagna di recupero di tutto il patrimonio ceroplastico. Dal settembre 2000 le preparazioni sono tornate nella loro originale dimora, Palazzo Poggi, antica sede dell’Istituto delle scienze, secondo un rigoroso progetto culturale e di restauro filologico.

La tecnica

La Morandi, maturata in un’epoca in cui l’anatomia macroscopica poteva dirsi praticamente definita, considera l’uomo non solo da un punto di vista tecnico-artistico dell’armonia delle forme, ma del dimostratore che, nel presupposto di diffondere l’esatta concezione del patrimonio fondamentale per la preparazione del medico, è volto ad approfondire l’analisi descrittiva dei singoli particolari morfologici e funzionali del corpo umano.
Non è ancora completamente nota la tecnica con cui la Morandi realizzava i suoi modelli; accanto alle modalità artigianali comuni, ogni ceroplasta si avvaleva di propri segreti. È probabile che possedesse una serie di calchi che le permettevano di riprodurre più tavole di uno stesso soggetto senza dovere, ogni volta, procedere a nuove dissezioni. Infatti se si confrontano due preparazioni, l’una rappresentante la mano e le sensazioni del tatto e l’altra la mano del ritratto del marito, sono pressoché identiche. La Morandi sorreggeva solitamente i manufatti mediante fili di ferro e canapa o impiegava parti di ossa e altri elementi del corpo, quali cartilagini, denti, peli, capelli.