Buongiorno, Ipazia, ho subito una domanda da farti: ma è proprio vero che ti piaceva così tanto, fin da bambina, studiare la matematica?

Sì, è vero. Teone, il mio maestro che era anche mio padre, era un grande scienziato e dirigeva il Mouseion, la più famosa Accademia del mondo antico. Insieme ad altri giovani e altre ragazze seguivamo le sue lezioni e ne rimanevamo affascinati.

Quindi il grande Teone non escludeva le ragazze dagli studi matematici.

No! Anzi! Per lui non c’era alcuna differenza tra maschi e femmine, l’importante era l’amore per la conoscenza e le capacità. Per lui lo studio doveva formare un “perfetto essere umano” e, per ottenere questo, come sapete, le scienze e le tecnologie devono sempre essere unite alla filosofia, che poi vuol semplicemente dire “amore per il sapere”. Ogni sapere dovrebbe mirare al miglioramento dell’essere umano e della sua esistenza, alla sua felicità, come sosteneva Socrate.

Ma avere un padre direttore di una così importante scuola non ti metteva a disagio?

Bè, in effetti era un po’ severo, o forse potrei dire autorevole, anche se, come dicevo, riusciva ad affascinarci tutti. Vedendo l’ammirazione ed il rispetto che suscitava negli allievi, come negli altri studiosi od autorità, pensavo che anche io, studiando ciò che mi appassionava, avrei potuto conquistare lo stesso rispetto e insieme occuparmi della cosa che mi piaceva di più, la scienza, facendone addirittura per lavoro!

E in effetti dopo aver scritto molti libri con tuo padre e da sola, hai preso la direzione della scuola. Ti interessava insegnare? E come eri vista dalla gente?

Sì, ho scritto molte cose, ma quasi tutto è andato distrutto: purtroppo dopo la mia uccisione e l’incendio della Biblioteca del Mouseion nulla di mio si è conservato… Sono rimasti solo i miei scritti contenuti nelle opere di mio padre e per fortuna ho avuto fitte corrispondenze con molte persone di scienza che, a prescindere dalla loro fede, amavano il sapere. Se volete vedere le mie invenzioni, distrutte anch’esse, guardate le mie lettere a Sinesio: ci troverete l’astrolabio piatto per misurare la posizione dei pianeti, delle stelle, del Sole e per calcolare le fasi dello Zodiaco. E poi ci sono anche l’idrometro e lo strumento per distillare l’acqua e misurare il suo livello… Anche gli Arabi hanno conservato i miei scritti traducendoli e conservandoli a Bisanzio. Ancora oggi, pensate, alcuni miei studi sono usati! La gente amava partecipare alle mie lezioni, io non ho mai escluso nessuno: forse il mio segreto era parlare di scienza con semplicità evidenziando i mondi meravigliosi che lascia intravedere. Ma il potere spesso non vuole che la gente, il popolo scopra la scienza… È più facile orientare la sua opinione, i suoi gusti, le sue scelte, tenendolo nell’ignoranza…

Hai costruito l’astrolabio per osservare le stelle ed essere a loro più vicina.

Sì, osservando le stelle ci si può innalzare al di sopra delle beghe quotidiane, sentirsi parte di un tutto e finalmente guardare dentro noi stessi. È stato mio padre ad avvicinarmi allo studio dell’universo. Nell’intestazione di uno dei suoi più importanti libri ha scritto: “Commento di Teone di Alessandria al terzo libro del Sistema matematico di Tolomeo. Edizione controllata dalla filosofa Ipazia, mia figlia”. L’astrolabio mi è servito tanto! Come poi è servito a uomini e donne per orientarsi sulla terra e dalla terra al cielo e poi dal cielo alla terra in un cammino continuamente regolato dalla geometria e dalla filosofia… Provateci! Fermatevi a guardare le stelle, in silenzio…

Tutti i tuoi scritti sono andati persi, come il tuo corpo…

È vero, sono stata assassinata da fanatici Cristiani che non tolleravano che io non volessi convertirmi e che, in quanto donna, non volessi smettere di insegnare in pubblico, di scambiare opinioni con i vescovi più aperti e le autorità romane, come ad esempio il prefetto Oreste. Il mio corpo è stato fatto a pezzi e bruciato perché nulla di me rimanesse… Dovevo essere un esempio di quello che sarebbe accaduto alle donne che non rispettavano i modelli.

La tua fede nella scienza è stata più forte della paura di perdere la vita…

Sì, la mia onestà ed il rispetto per me stessa mi imponevano di non cedere ai ricatti ed io credevo nella scienza e nella ricerca del bene per l’umanità più che in ogni altra cosa. Questo mi aveva insegnato la mia famiglia e questo avevo appreso dai filosofi e dalle filosofe, tante, ma purtroppo oggi a voi sconosciute, che io ho avuto la fortuna di conoscere di persona o attraverso i loro scritti e il loro pensiero.

Ipazia, tu non ti sei sposata, non hai avuto figli o figlie, perché?

Il mio amore per il sapere era talmente forte… Passavo i giorni a studiare e le notti a guardare le stelle con i miei strumenti. Poi forse la società del mio tempo non avrebbe capito e non avrebbe visto di buon occhio una donna sposata che non si occupava a tempo pieno di lavori femminili. Io invece volevo studiare e questo richiedeva un impegno continuo, assenze per viaggi e la società non mi avrebbe sostenuta, anzi!
Oggi voi ragazze siete fortunate, avete leggi che vi consentono di studiare e lavorare e siete brave! Nessuna legge vi impedisce di partecipare alla vita accademica!
Non fermatevi davanti ai pregiudizi, pretendete di fare il lavoro che vi piace e per cui vi siete preparate, unitevi fra voi e proteggete i vostri diritti che, ricordatelo, come sono stati conquistati, possono essere persi.