“A chi l’ha conosciuta meglio è rimasto impresso un intreccio tra tenacia, capacità esplorativa e attenzione per l’estetica tra le qualità che hanno permesso la sua principale ricerca. […] Le sue scoperte hanno spinto in avanti le cure per patologie della vista e affinato la comprensione dei meccanismi attivati da farmaci già in uso per la depressione e altre malattie» (G. Caprara)

Premessa

Medicina: questo è l’esclusivo campo di studio di Rita Levi Montalcini che si impegnò concretamente nel corso della sua vita nell’ambito della ricerca sulle cellule nervose, arrivando alla scoperta dell’NGF e ottenendo il Premio Nobel per la Medicina.
Sono di seguito esplicitati i suoi settori di ricerca, le sue scoperte e i riconoscimenti che ha ottenuto per l’elevato valore scientifico e medico mostrato durante tutta la sua esistenza.

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Le scoperte e gli studi

La coltivazione in vitro e le ricerche sugli embrioni dei pulcini

Rita Levi Montalcini cominciò a dedicarsi alla ricerca a vent’anni quando, con i futuri premi Nobel Salvador Luria e Renato Dulbecco, diventò studentessa di Giuseppe Levi, verso cui si sentì sempre in debito per la formazione in scienze biologiche e per averle insegnato come affrontare i problemi scientifici in maniera rigorosa. Levi ebbe inoltre di aver usato per primo in Italia la coltivazione in vitro.
Durante gli anni della Seconda  Guerra Mondiale, la Montalcini utilizzò il suo laboratorio domestico per proseguire le sue ricerche, ispirate da un articolo di Victor Hamburger del 1934 che riferiva gli effetti dell’estirpazione degli arti negli embrioni di pulcini.
Con Giuseppe Levi si pose come obiettivo la comprensione del ruolo dei fattori genetici e di quelli ambientali nella differenziazione dei centri nervosi.

L’apoptosi

Proprio durante le ricerche nel suo laboratorio clandestino e domestico, la Montalcini scoprì il meccanismo di morte di intere popolazioni nervose nelle fasi iniziali del loro sviluppo, fenomeno che tre decenni più tardi fu ufficialmente riconosciuto e definito apoptosi. Si tratta di una forma di morte cellulare programmata, portata avanti in modo ordinato e regolato, che richiede consumo di energia (ATP) e generalmente porta a un vantaggio durante il ciclo vitale dell’organismo.
Un esempio di apoptosi si ha nell’embrione, durante il suo sviluppo, quando mani e piedi sono palmati ed è necessario che le cellule che costituiscono le membrane interdigitali muoiano.

Le relazioni tra il neurosviluppo e la periferia organica

A partire dal 1947, la Montalcini proseguì alla Washington University le ricerche embrionali sulle galline per comprendere meglio il problema delle relazioni tra neurosviluppo e periferia organica. In particolar modo, innestando negli embrioni di pollo  frammenti di speciali tumori, si poté osservare la produzione di un gomitolo di fibre nervose a carico delle cellule gangliari e quindi si dedusse anche l’ipotesi di un fattore chimico, liberato dal tessuto ospite e attivo sullo sviluppo dei neuroni.
Nel 1951 la Montalcini presentò presso la New York Academy of Sciences la sua tesi per spiegare la differenziazione dei neuroni e la crescita di fibre nervose, l’esistenza di fattori liberati da altre cellule capaci di controllare questa differenziazione.

L’NGF (Acronimo di Nerve growth Factor o Fattore di crescita della cellula nervosa)

Il Fattore di crescita della cellula nervosa fu scoperto l’11 giugno 1951 ed è attraverso le parole della Montalcini che può essere ripercorso il cammino che portò a tale scoperta: «Ci arrivai con la fortuna e l’istinto. Conoscevo in tutti i dettagli il sistema nervoso dell’embrione e ho capito che quello che stavo osservando al microscopio non rientrava nelle norme. Una vera rivoluzione: andava, infatti, contro l’ipotesi che il sistema nervoso fosse statico e rigidamente programmato dai geni. Per questo decisi di non mollare». Durante la sperimentazione di un trapianto di tumore di topo sul sistema nervoso dell’embrione di un pulcino, la Montalcini osservò l’NGF, una proteina che riveste un ruolo essenziale nella crescita e differenziazione delle cellule nervose sensoriali e simpatiche.
È una proteina dimerica, formata da due subunità uguali unite tra loro ponti di solfuro e prodotta in piccole quantità in vari tipi cellulari nei Vertebrati.
Per prima la Montalcini con Hamburger la descrisse nel 1953 nel sarcoma del topo e stabilirono che esso stimolava la crescita estensiva dei neuroni di embrioni di pollo; poi nel 1954, proseguendo le analisi in vitro in collaborazione col suo allievo biochimico Stanley Cohen, giunse all’isolamento di una frazione nucleproteica tumorale e all’identificazione di tale sostanza presente in grosse quantità nel veleno dei serpenti e nella ghiandola salivare dei topi.
L’NGF è una proteina che viene sintetizzata da quasi tutti i tessuti e in particolare dalle ghiandole esocrine ed ha la proprietà di indurre l’allungamento delle fibre nervose e di orientare la crescita verso gli organi bersaglio, contribuendo allo sviluppo e alla rigenerazione degli assoni.
La scoperta dell’NGF è stata fondamentale per la comprensione delle cellule e degli organi e ha svolto un ruolo significativo nella comprensione del cancro e di malattie come l’Alzheimer e il Parkinson.
L’individuazione del fattore di crescita nervosa della cellula andava contro l’ipotesi dominante all’epoca nel mondo scientifico che il sistema nervoso fosse statico e rigidamente programmato dai geni.

Il riconoscimento più importante

Il Nobel del 1986

«Abitavo già a Roma. Ricordo che era quasi notte quando mi telefonarono per darmi la notizia. Stavo leggendo un giallo di Agatha Christie. Lo rammento perché è raro che io legga romanzi, prediligo i saggi di filosofia. Ho fatto eccezione per Tolstoj, Michael Crichton e Agatha Christie, appunto. La cerimonia della consegna del Nobel a Stoccolma non fu particolarmente eccitante, piuttosto una specie di grande festival».
Con queste parole Rita Levi Montalcini ricordò l’assegnazione del Premio Nobel per la Medicina ottenuto con la seguente motivazione: «La scoperta del NGF all’inizio degli anni Cinquanta è un esempio affascinante di come un osservatore acuto possa estrarre ipotesi valide da un apparente caos».