“Se ti mancano i medici, / siano per te medici queste tre cose: / l’animo lieto, la quiete e la moderata dieta” (Manifesto Scuola di Salerno)

La Salerno dell’XI secolo

La figura di Trotula si inserisce nel contesto storico e culturale della Salerno dell’XI secolo. La città campana era definita Hippocratica civitas, cioè Città di Ippocrate, considerato il padre della medicina, ed era così famosa per le terapie pratiche che a volte i medici salernitani venivano richiesti perfino Oltralpe, nonostante la presenza di scuole prestigiose come quelle di Reims e di Orléans, basate però su un insegnamento esclusivamente teorico.
Inoltre Salerno era profondamente libera e aperta culturalmente, rappresentava un ambiente fecondo di scambi tra Arabi, Ebrei, Greci e Latini, monaci, laici e… donne: qui fa la sua comparsa Trotula che, in qualità di medico, si inserisce nella lunga tradizione delle donne attive in professioni mediche, ma la sua eccezionalità è dovuta al fatto di aver scritto il proprio insegnamento, ponendolo sul piano di un sapere tramandabile.

Le Mulieres Salernitanae

Trotula rappresenta il personaggio di spicco delle Mulieres Salernitanae: con questo termine si indicano tutte quelle personalità femminili che hanno operato nell’ambito della Scuola medica salernitana. Lo statuto della Scuola, infatti, nel solco di alcune tradizioni medievali, non precludeva l’esercizio della professione medica alle donne.
In realtà però si deve attuare una distinzione tra le donne-medico e le mulieres salernitanae, levatrici e puericultrici il cui operare non ha nulla a che vedere con l’atteggiamento scientifico che connota la medicina, scevro di superstizioni. Accanto a queste ostetriche o levatrici, si hanno notizie certe dell’esistenza di tutta una serie di donne dedite alla professione medica attive in Salerno, di cui si sono conservate alcune opere che testimoniano oltre tutto come nessun argomento fosse loro precluso in quanto medici, e che non fosse concesso loro di applicarsi a malattie esclusivamente femminili: Abella, autrice di Sulla bile nera e Sul seme umano; Rebecca Guarna, a cui dobbiamo Sulle febbriSull’embrione; Mercuriade, che scrisse Sulla pesteSulle ferite; Francesca di Romana, che nel 1321 ottenne da Carlo di Calabria il permesso di esercitare la medicina, o ancora Costanza Calenda, vissuta nella prima metà del XV secolo, che si addottorò in medicina all’Università di Napoli.

La Scuola medica di Salerno

La Scuola medica salernitana è stata la prima e più importante istituzione medica d’Europa nel Medioevo, considerata perciò da molti l’antesignana delle moderne università. La fondazione della scuola risale all’Alto Medioevo e non vi è nessun documento che possa certificare con precisione una data di riferimento. La tradizione tuttavia lega la nascita della scuola all’evento narrato da una leggenda. Si racconta che un pellegrino greco di nome Pontus si fermò nella città di Salerno e trovò rifugio per la notte sotto gli archi dell’antico acquedotto dell’Arce. Scoppiò un temporale e un altro viandante malandato si riparò nello stesso luogo, si trattava del latino Salernus: quest’ultimo era ferito e il greco, dapprima sospettoso, si avvicinò per osservare da vicino le medicazioni che il latino praticava alla sua ferita. Nel frattempo erano giunti altri due viandanti, l’ebreo Helinus e l’arabo Abdela. Anche essi si dimostrarono interessati alla ferita e alla fine si scoprì che tutti e quattro si occupavano di medicina. Decisero allora di creare un sodalizio e di dare vita a una scuola dove le loro conoscenze potessero essere raccolte e divulgate. 
Al di là del mero contenuto della leggenda, è significativo quanto tramandato circa la fondazione della scuola perché mostra come Salerno fosse al centro della convergenza di differenti culture, ciascuna capace di influenzare e integrare le altre. Inoltre furono riscoperte importanti opere classiche a lungo dimenticate nei monasteri. Così, grazie alla Scuola Medica, la medicina fu la prima disciplina scientifica a uscire dalle abbazie per confrontarsi di nuovo con il mondo e la pratica sperimentale. 
Fu in tale contesto storico che Trotula ebbe modo di studiare, insegnare e praticare l’arte medica, cambiando totalmente il ruolo della donna in ambito scientifico.