Direttrice di Ricerca presso INRIA Saclay
Catuscia Palamidessi è Direttrice di Ricerca presso INRIA Saclay, dove gestisce il team COMETE.
Ha ottenuto il dottorato dall’Università di Pisa nel 1988. In passato è stata Professoressa Ordinaria presso l’Università di Genova (1994-1997) e alla Pennsylvania State University (1998-2002).
L’ambito di ricerca di Catuscia Palamidessi include Privacy, il Flusso di Informazioni Sicure e la Concorrenza.
Ha pubblicato 76 journal paper e 112 conference paper. Ad oggi, i suoi lavori sono stati citati 5822 volte, e il suo h-index è 41.
Ha seguito 25 studenti dottorandi e 20 post-dottorati.
È stata nominata Program Committee Chair di numerose conferenze, incluse CONCUR 2000, ICLP 2003, ICALP 2005, SOFSEM 2009, QEST 2011, FORTE 2014 e LICS 2015.
È nel Editorial board of Mathematical Structures in Computer Science (Cambridge University Press) and LIPIcs.
È nell’Executive Committee di SIGLOG (the ACM Special Interest Group on Logic and Computation), EATCS (European Association for Theoretical Computer Science), ETAPS (European Joint Conferences on Theory and Practice of Software) e CSL (Computer Science Logic).
Il contributo femminile alle nuove sfide dell’informatica
Viviamo nella cosiddetta “Era dell’Informazione”, nel senso che il sistema industriale, la società, e noi stessi come individui facciamo un uso sempre più frequente della comunicazione digitale e delle tecnologie “Big Data”. Alla base dell’intensificarsi della comunicazione c’è, naturalmente, la rivoluzione Internet. Per quanto riguarda le innovazioni legate a Big Data, queste sono principalmente dovute a due fattori: il primo è la crescita esponenziale del potere computazionale. Il secondo è la disponibilità di enormi quantità di dati, in continua crescita ad una velocità ancora più vertiginosa: basti pensare che il 90% dei dati esistenti attualmente (2018) sono stati generati nel corso degli ultimi due anni!
Ovviamente, queste conquiste tecnologiche hanno portato enormi benefici alla società ed agli individui, ma hanno anche suscitando vari motivi di preoccupazione. In questo breve articolo vorrei citare l’operato di alcune ricercatrici che combattono contro questi problemi, focalizzandomi su quelli che conosco meglio: i pericoli per la privacy, le questioni etiche, e la preoccupante diffusione delle fake news.
Nella mia disciplina, Scienze dell’Informazione, molti colleghi hanno scelto di dedicasi allo studio di questi problemi e alla ricerca di soluzioni, almeno per quanto riguarda gli aspetti computazionali. Sono lieta di poter affermare che molti di questi colleghi sono donne: Nel campo della privacy, i due approcci più importanti proposti negli ultimi due decenni sono la k-Anonimity e la Differential Privacy, ed entrambi sono associati a donne. Infatti, la k-anonymity fu inventata da Pierangela Samarati e Latanya Sweeney, mentre Differential Privacy è comunemente attribuita a Cynthia Dwork (sebbene i suoi collaboratori maschi si meritino probabilmente altrettanto credito).
Per quanto riguarda le questioni etiche, un nome prominente è quello di Francesca Rossi, una ricercatrice che ha lavorato per anni nel settore dell’intelligenza artificiale, e che si è poi dedicata a studiare i rischi delle tecnologie AI, a educare imprese e istituzioni a questi rischi, e a suggerire linee guida per evitarli.
Infine, vorrei citare la mia collega all’INRIA, Ioanna Manulescu, che è in prima linea nella lotta contro le fake news, e collabora con Le Monde in un progetto di sviluppo di modelli, algoritmi e strumenti per il fact-checking giornalistico.
Mi sembra che la percentuale di donne attive in questi campi sia più alta che in altri settori scientifici più tradizionali, e non saprei dire perché con sicurezza. Ma quello di cui sono sicura è che esse hanno dato e stanno dando un contributo fondamentale a questi campi, arricchendoli con i loro punti di vista, la loro sensibilità, e la loro attitudine a tener conto del lato umano dei problemi e delle soluzioni.